Giovanni Iozzi

Nato a Siena nel ’53, cresciuto per le strade di Colle val d’Elsa e poi di nuovo radicato nella campagna senese dove sono nati Gabriele e Deianira. Laureato in filosofia, specializzato in psicologia, da giovane fu istruttore, allenatore di nuoto e di pallanuoto (scarso), sopravvissuto (con perdite) ad incarichi di responsabilità nazionali in una importante associazione sportiva, sempre scontento degli altri e soprattutto di sé, si è trovato addosso il mestiere di ricercatore più come destino che vocazione (non avrebbe saputo fare nient’altro).

Esperto di dinamiche sociali, ha collaborato con il Gruppo Abele in Costa d’Avorio e condotto ricerche nelle carceri del Burkina Faso, su bambini migranti in Marocco e in Costa d’Avorio.

Spin doctor visionario e ghost writer creativo, usa la ricerca come strumento per elaborare strategie che sappiano anticipare i cambiamenti, per avere quel pollice di vantaggio tanto caro a Musashi, suo eroe con Rimbaud ed Handy Capp.

Ha zambrato a lungo qua e là nella vita in missioni che lo hanno portato sempre in posti caldi quando la pistola ancora fumava, da Bagdad a Korogocho, da Sarajevo ad Algeri. Membro del Burghiba Institute di Tunisi, randagio nell’anima, è approdato a Torino come responsabile del Progetto Culturale della cooperativa di inserimento lavorativo più bella del Consorzio Abele Lavoro dove si dà ancora da fare per impastare umanità di ogni continente alla ricerca dell’Isola che (questo è certo) non c’è.

Ragazzi di fiume è il suo primo libro.

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